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Un'Altra Trieste scarica Dipiazza: «No ad accordi sottobanco, immobilismo e ritorno al passato»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

Il Direttivo di Un'Altra Trieste - all'unanimità - dopo aver analizzato tutti i passaggi fatti fin dall’appoggio alla candidatura con il Nuovo Centro Destra alle Europee del 2014 al consigliere regionale Roberto Dipiazza di Autonomia responsabile (Italia Unica con Renzo Tondo), ha deciso di non sostenerlo nella corsa a Sindaco della nostra città

Le motivazioni della chiusura di Un'altra Trieste a Dipiazza partono da lontano e da un percorso coerente. Fin dal 2009 la nostra lista civica nasce per un rinnovo della classe dirigente locale ed in particolare di quell'area di moderati che si riconosce idealmente nei valori del centrodestra. Un centrodestra evidentemente spompato da una ristretta casta, buona per tutte le stagioni, che oggi ha ricominciato a dettare ordini come se niente fosse successo.  Anche Roberto Dipiazza aveva sposato questa nostra posizione e la promessa di voler costruire un centro destra rinnovato, in primis nelle persone, per poi rimangiarsi il tutto senza dare spiegazioni. Per noi la parola data è sacra, per Dipiazza evidentemente sono sempre “parole al vento”. Bandelli Rosolen

Non abbiamo inoltre avuto chiarezza sui punti del programma da presentare, su temi fondamentali per Trieste come il Porto Vecchio, il Centro Congressi, la città metropolitana, il sistema di welfare per i triestini in difficoltà, la sicurezza e tanto altro.

Alla luce di ciò, come si fa a parlare di coalizione, di programma, di obiettivi per Trieste quando Dipiazza non è nemmeno stato in grado di convocare un tavolo comune con tutte le realtà della coalizione? Quando ha deciso di convocare la conferenza stampa per la presentazione della sua candidatura solo con alcuni partiti? Non vogliamo rischiare di cadere nell’immobilismo del passato. Mai più. Trieste deve essere una città che offre garanzie di occupazione, una città sicura ed accogliente. Trieste non ha bisogno di sentenze e di accordi segreti che arrivano da lontano sopra la testa dei nostri cittadini. 

Accordi sottobanco, parola data e non mantenuta, immobilismo e ritorno al passato sono schemi che lasciamo volentieri a Roberto Dipiazza.

Franco Bandelli

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